Le 7 cose che (forse) non sai su L’Aquila

Non si finisce mai di scoprire un posto. Sei curioso di capire le cose che non sai sull’Aquila? Il capoluogo dell’Abruzzo ha una storia affascinante e tormentata, che affonda le radici nel lontano 1254. Fu proprio allora che la città venne fondata per volontà di Corrado IV di Svevia, figlio dell’imperatore Federico II. 

Sei pronto a lasciarti stupire dalle curiosità su L’Aquila? Allora, leggi la nostra piccola guida qui di seguito sui segreti della città.

Curiosità su L’Aquila: il numero 99

La prima curiosità della nostra lista di cose che non sai sull’Aquila riguarda il numero 99. All’epoca della fondazione la città fu edificata da una federazione di 99 castelli. A ogni castello fu assegnata un’area su cui edificare il proprio rione, con tanto di piazza, fontana e chiesa.

Per queste motivo, il numero 99 è profondamente legato alla storia cittadina. Secondo alcuni storici, però, i castelli della fondazione non sarebbero stati 99 ma 60.

Precisazioni storiche a parte, L’Aquila ha conservato negli anni il suo legame con il numero grazie anche alla costruzione della fontana delle 99 cannelle. Quest’ultima è uno dei simboli cittadini e si trova nel quartiere della Rivera, dove sorgeva l’antico castello detto Acquili da cui deriva il nome della città.

La fontana è costituita da 93 mascheroni e da sei cannelle singole. La raccolta dell’acqua avviene in cinque vasche poste ad altezze differenti e studiate per favorire il lavaggio del bucato. Era questo, infatti, l’uso a cui era destinata inizialmente la fontana.

Il legame con il numero 99, però, non è simboleggiato solo dalla fontana. Quando arriva il tramonto, la città ricorda i 99 castelli, le 99 piazze e le 99 chiese dell’epoca della fondazione con 99 rintocchi delle campane della Torre Civica.

La ricorrenza della Perdonanza Celestiniana

Sei mai stato a L’Aquila a fine agosto, ritrovandoti così nel periodo della festa della Perdonanza Celestiniana? Se sei alla ricerca di cose nascoste su L’Aquila, questa festa è sicuramente un evento interessante da scoprire.

La sua origine risale addirittura alla fine del 1200. In quel periodo un eremita, Pietro Angelerio del Morrone, si era rifugiato in un’abbazia fuori dalle mura dell’Aquila. La zona era quella chiamata Colle di Maggio. Secondo la leggenda, Pietro assistette alla comparizione della Madonna  proprio sul colle.

Dopo l’apparizione, l’eremita riuscì a far avviare i lavori di costruzione della basilica di Santa Maria di Collemaggio. Era il 1294 e la Chiesa stava affrontando un periodo difficile dopo la morte di Papa Niccolo IV. L’elezione del nuovo Papa fu complessa e la scelta ricadde alla fine proprio su Pietro, che salì al soglio pontificio con il nome di Celestino V.

Il papato di Celestino fu molto breve, appena quattro mesi. In quel lasso di tempo, però,  promulgò una bollla con cui concedeva un’indulgenza plenaria a tutti coloro che entravano nella basilica di Santa Maria di Collemaggio tra il 28 e il 29 agosto. Si trattava di una sorta di manifestazione religiosa precorritrice del giubileo, concepita per concedere il perdono senza le classiche speculazioni e le donazioni in denaro alla Chiesa.

Da allora la città dell’Aquila festeggia la Perdonanza proprio a fine agosto. Fino al terremoto del 2009, la Bolla del Perdono era custodita nella cappella della Torre Civica del Palazzo Comunale. È stata scelta quella collocazione perché la festa della Perdonanza non fu istituita dalla Chiesa ma dall’autorità civica.

Ogni anno, le strade della città sono attraversate dal corteo storico che accompagna le spoglie del santo e la bolla. Quest’ultima è affidata alla Dama della Bolla, che parte con tutto il corteo dal cuore della città antica fino ad arrivare alla soglia della Basilica di Santa Maria di Collemaggio, dove avviene l’apertura della Porta Santa. La manifestazione ha continuato ad animare la città anche dopo il terremoto.

Cose che non sai sull’Aquila: l’errore nello stemma cittadino

Tra le cose che non sai sull’Aquila c’è sicuramente l’errore nello stemma cittadino. In onore ai fondatori, lo stemma raffigura un’aquila, simbolo della casa di Svevia, sormontata da una corona e dalla scritta PHS.

Il problema è proprio la scritta: cosa significa? Secondo l’ipotesi più accreditata dagli storici, si tratterebbe di un errore di trascrizione. Al posto di PHS avrebbe dovuto esserci IHS, ossia Yhesus, il monogramma quattrocentesco di San Bernardino. Come sapete le spoglie del santo sono custodite nella Basilica di San Bernardino, che si trova a L’Aquila nel quartiere di Santa Maria.

È probabile, quindi, che quel PHS sia il frutto della confusione tra la I e la P. Ci sono, però, anche altre tesi secondo cui l’errore sarebbe voluto. Lo stemma, infatti, è stato introdotto alla fine dell’Ottocento, periodo in cui la città era attraversata da una forte ondata di anticlericalismo. Proprio questo sentimento potrebbe essere la causa della strana iscrizione PHS, priva di significato.

Cose da scoprire su L’Aquila: i Quarti

Nel 1276 la città fu divisa in quattro parti, denominate Quarti. Si tratta cioè di quartieri/villaggi con il proprio castello e il proprio stemma. Nel corso del tempo, gli abitanti dei Quarti svilupparono un forte senso di appartenenza al proprio quartiere, favorito anche dai gonfaloni e dai colori. Qui di seguito, i quattro Quarti de L’Aquila con i rispettivi colori:

  • San Marciano (ex San Giovanni): il colore del quarto è l’oro
  • San Pietro a Coppito – il colore del quarto è l’azzurro.
  • Santa Maria Paganica – il colore del quarto è il verde
  • Santa Giusta (ex San Giorgio) – il colore del quarto è il rosso

Dopo il terremoto del 1703, i Quarti furono ricostruiti. Nel corso del tempo, però, persero la loro autonomia fino a diventare una semplice suddivisione del centro storico cittadino, compreso dentro le mura. Oggi, la suddivisione in Quarti ha uno scopo turistico e serve a consentire a chi visita la città di immergersi nella storia aquilana.

Due curiosità gastronomiche su L’Aquila

Nel nostro elenco di cose che non sai sull’Aquila abbiamo deciso di inserire la Panarda. Forse girando tra le strade cittadine ti sarà capitato di imbatterti in qualche ristorante con questo nome. Ebbene, la Panarda era un banchetto costituito da un minimo di 20/30 portate, il cui nome deriva da un cesto di vimini intrecciato con cui venivano portate a tavole le pietanze. Oggi, la tradizione della Panarda non esiste più, ma le tavole aquilane sono ancora imbandite con molti piatti tipici.

Sai quali sono le ricette della tradizione aquilana? A farla da padrone sono i legumi e in particolare la zuppa di ceci e castagne e la minestra di lenticchie e patate. Non è da meno la pasta fatta in casa. In particolare, i maccheroni alla chitarra e le volarelle. Quest’ultima è un formato particolare di pasta costituito da quadratini di sfoglia all’uovo.

La neviera

Sotto Palazzo Centi, sede della Presidenza della Regione Abruzzo, si nasconde una meraviglia architettonica: una neviera.

Di cosa si tratta? Di una  stanza sotterranea di forma cilindrica in cui veniva conservata la neve, utilizzata poi per scopi sia sanitari che alimentari. Serviva cioè per conservare i cibi, per preparare sorbetti e gelati e per combattere febbri ed emorragie e veniva venduta dai gestori della neviera stessa. Nel febbraio del 2019 sono iniziati i lavori di ristrutturazione di Palazzo Centi. La città, dunque, dovrebbero riavere presto la sua neviera da mostrare a cittadini e turisti curiosi.

Allora, le nostre 7 cose che non sai sull’Aquila hanno stuzzicato la tua curiosità? L’Aquila ti sembra una città ancora più affascinante da vivere e visitare?


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